Contrastare l’ascesa economica e militare della Cina

Negli ultimi giorni, la politica commerciale degli Stati Uniti, in particolare per l’amministrazione Trump, ha avuto un obiettivo preciso: contrastare l’ascesa economica e militare della Cina. A giudicare dagli effetti che si stanno manifestando, sembra che questa strategia sta dando i suoi frutti. La Cina, infatti, potrebbe essere effettivamente caduta nella cosiddetta “trappola dei dazi”, che ha colpito duramente la sua capacità di espansione commerciale e industriale.
Il Partito Comunista Cinese, noto per la sua gestione autoritaria del potere e per episodi drammatici come il massacro di Piazza Tienanmen, ha da tempo trasformato i profitti derivanti dalle esportazioni verso l’Occidente in risorse per rafforzare le proprie forze armate. Ciò ha permesso a Pechino non solo di modernizzare l’apparato militare, ma anche di espandere la propria influenza geopolitica nell’Asia-Pacifico e oltre.

Con investimenti crescenti in tecnologie belliche, infrastrutture strategiche e presenza navale, la Cina mira chiaramente a ridisegnare gli equilibri regionali e a imporsi come superpotenza militare, soprattutto nei confronti dei suoi vicini: Taiwan, Giappone, Filippine, India e molti altri Paesi dell’area che ora guardano con preoccupazione ai movimenti cinesi.

In questo contesto, la posizione espressa da Donald Trump – e condivisa da molti analisti – appare sempre più fondata: non si può restare inerti di fronte alla crescente assertività delle autocrazie. Il pericolo rappresentato da regimi autoritari che non rispettano né i diritti civili né le regole democratiche è una minaccia reale per l’equilibrio del mondo libero. L’Occidente deve agire con determinazione e lungimiranza.

Contrastare l’ascesa economica e militare della Cina

Gli Stati Uniti, per capacità militari, economiche e politiche, restano l’unico attore globale in grado di contrastare in maniera efficace il potere sempre più influente del regime cinese. Il loro ruolo, però, non può essere quello di “gendarme del mondo” a tempo indeterminato e in ogni contesto geografico.
Per questo motivo, è fondamentale che anche l’Europa si assuma le proprie responsabilità. Di fronte all’altra grande autarchia post-sovietica, la Russia, che ha mostrato con l’invasione dell’Ucraina la sua pericolosità, devono essere i Paesi europei a rafforzare le proprie capacità di difesa e a difendere i valori della libertà, della sovranità nazionale e della democrazia. Il tempo della dipendenza passiva è finito.

Gli Stati Uniti dovranno concentrare le loro energie nella difesa degli alleati del Pacifico, sostenendo le nazioni che si trovano sulla linea del fronte con l’espansionismo cinese. L’Europa, dal canto suo, deve diventare un pilastro credibile nella difesa del mondo libero sul fronte euroasiatico.

La posta in gioco è alta: non si tratta solo di equilibri economici o influenze politiche, ma della salvaguardia di un ordine internazionale fondato sulla libertà, la cooperazione e il rispetto dei diritti umani. Per farlo, il mondo democratico deve mostrarsi unito e determinato, fronteggiando senza tentennamenti le sfide poste dalle autocrazie del nostro tempo.
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