Conviene fare il lavoro dell’imprenditore?

Conviene fare il lavoro dell’imprenditore, al giorno d’oggi?

Conviene fare il lavoro dell’imprenditore, porsi in gioco?
Una carriera imprenditoriale, normalmente è composta da molti ostacoli.
Questo avviene quasi con quotidianità.
Si tratta normalmente di piccoli ostacoli da risolvere.
Ma occasionalmente si pongono anche ostacoli di rilievo.
Non immaginiamo quindi il percorso imprenditoriale, come qualcosa di agevole.
Bisogna avere una forte passione per l’imprenditoria.
Ma anche quello che viene definito l’intuito imprenditoriale.

Non dimentichiamoci però che serve una buona dose di fortuna

Ma perché bisogna parlare di fortuna, quando si parla di attività imprenditoriale.
Il punto è che in qualsiasi tipo di attività imprenditoriale, vi sono una miriade di fattori esterni che non possono essere controllati.
Questi fattori esterni, incontrollabili, vengono chiamate variabili ambientali.

Conviene fare il lavoro dell’imprenditore con queste variabili?

Purtroppo le variabili ambientali non sono controllabili.
Per questa ragione hanno bisogno di essere contrastate continuamente dall’attività imprenditoriale.
Spesso vediamo con ammirazione, imprenditori di successo.
Mentre non guardiamo con la stessa attenzione, imprenditori che cento volte sono caduti e altrettante volte hanno avuto la forza di rialzarsi.

Confucio ci ha lasciato delle parole straordinarie:

“La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta.”
Questa è una regola che vale per tutti quanti, nella vita.
Ma in special modo per coloro che hanno deciso di affrontare l’attività imprenditoriale.
Non bisogna quindi farsi intimidire dalle cadute.
Perché ogni caduta è comunque un’opportunità di ricominciare in maniera più adeguata, a quelli che sono gli obiettivi.
Per affrontare le attività imprenditoriali, bisogna avere entusiasmo, determinazione e caparbietà.
Ma anche una panoramica generale del contesto in cui si opera.
Ovverosia valutare se vi è una logica nell’operare in un determinato settore o contesto territoriale.

Voglio fare l’esempio di Roy Raymond

Fondatore dello straordinario marchio Victoria’s Secret.
Con un investimento relativamente basso, creò il primo negozio di Victoria’s Secret.
Le cose andarono bene e aprì altri negozi della stessa marca.
Vi fu una propagazione dell’idea di femminilità che lui aveva pensato per sua moglie.
Il marchio divenne noto, e gli fu acquistato per alcuni milioni di dollari.
Dopo alcuni anni il marchio era cresciuto in maniera esponenziale, raggiungendo un valore di 500 milioni di dollari.
Nel frattempo Roy Raymond, con i pochi milioni di dollari che aveva ricevuto in pagamento, aveva provato nuovamente la carriera imprenditoriale.
Non riuscì però nell’intento.
Decise quindi di suicidarsi, buttandosi dal ponte Golden Gate di San Francisco.
Ma perché in quel momento avevano pagato a Roy Raymond quella cifra che al momento appariva sproporzionata?

Avevano pagato la fortuna del marchio

Quello che pagarono i compratori, fu una marca già avviata, che aveva avuto una serie di fattori casuali fortunati, che ne avevano decretato il successo.
Roy Raymond sicuramente era una persona con grande spirito imprenditoriale.
Ma non si rese conto, che oltre al valore imprenditoriale, bisognava avere fortuna.
Perché la fortuna è la risultanza di tutta una serie di vicende casuali, che producono il successo di un’attività imprenditoriale.
Era stato fortunato con Victoria’s Secret.
Perché chiaramente, il fatto che lui era un bravo imprenditore, senza la fortuna non era sufficiente.

Conviene fare il lavoro dell’imprenditore, oppure è un’azzardo troppo grande?

L’attività imprenditoriale è un azzardo.
Ma può darsi che per conseguire dei risultati, bisogna oltrepassare delle variabili che sono di ostacolo.
Oppure addirittura cambiare totalmente tipo di imprenditorialità.
Akio Morita, il fondatore della Sony, aveva avuto precedentemente una tragica esperienza imprenditoriale.
Cambiando semplicemente settore, cambiò con esso la sua fortuna imprenditoriale.
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