Sto riflettendo se si ha il diritto alla vita oppure all’aborto. Ma se tua madre abortiva, tu non saresti nato? Da anni si discute del diritto della donna a scegliere se abortire o meno. La recente sentenza della Suprema Corte americana, ha aperto nuovamente il dibattito su questo argomento. Un dibattito che comunque è sempre rimasto aperto tra il mondo religioso e quello laico di sinistra. Oggi esistono le pillole del giorno dopo, che permettono l’interruzione immediata della fecondazione avvenuta contro la propria volontà. È chiaro che si tratta un diritto della donna. Un diritto è proprio quello di interrompere nell’immediato una eventuale gravidanza. Ma che diritto sia ha di interrompere la gravidanza quando il processo di formazione della vita è già iniziato? Questo è il punto che bisogna considerare con attenzione.

Una questione di diritto a vivere
In questo argomento di carattere giuridico, bisogna tenere in considerazione anche il diritto del nascituro e il diritto del padre. Perché noi dobbiamo privare della opportunità di vivere questa meravigliosa esperienza che è la vita, a un’altra persona che sta per nascere? Cosa otteniamo noi con l’aborto? Quello che appare evidente è che otteniamo di non dovere tenere in grembo per nove mesi la vita del nascituro. Perché già dal momento del concepimento, si tratta di una vita. Parliamo di una vita che si trova all’interno di un’altra vita, perché la natura così vuole. Ma è una vita che avrà il diritto di conoscere, di gioire, di amare, anche di soffrire. In una sola parola una vita che avrà il diritto di vivere. Perché si parla del diritto della madre e non del diritto del nascituro…? Probabilmente perché il nascituro ancora non ha diritto al voto.

Diritto alla vita o all’aborto: in Italia 80.000 vite mancate ogni anno
Nella sola Italia si parla di approssimativamente 80.000 aborti l’anno. Voi pensate quanto è importante una vita, una sola vita. Pensate quando perdete una persona cara perché ha perso la vita. Adesso moltiplicate quella vita per 80.000 vite che si perdono ogni anno a causa dell’aborto. Una strage silenziosa. Ma oltretutto si tratta di una strage ingiustificata. Oggi ci stanno una quantità incredibile di sistemi contraccettivi precedenti al rapporto sessuale. Vi sta anche quella che comunemente è conosciuta come la pillola del giorno dopo. Perché dunque la persona deve arrivare al punto di avere una vita in grembo, prima di decidere di sopprimerla? Questo atteggiamento non appare per nulla legittimo, perché si stanno ignorando completamente i diritti del nascituro.
Diritto alla difesa di chi ancora non può esprimere i suoi diritti
Il primo diritto è quello della stessa vita. Di poter vivere la nostra esperienza e di poter decidere con il proprio libero arbitrio della propria vita. Non per la decisione di una madre irresponsabile e che non ha pensato per tempo a non avere una gravidanza.

Molti potranno obiettare che ancora non si tratta di una vita, quando viene interrotta la gravidanza al terzo mese. Ma non è così. Si tratta di una vita, che ha il diritto di essere difesa e tutelata, indipendentemente dalla volontà materna. Non stiamo parlando di un ovulo con all’interno uno spermatozoo che sta iniziando a riprodursi. Stiamo parlando di una vita vera e propria.
Diritto alla vita o all’aborto: il diritto della madre si ferma a non essere madre, non a sopprimere un nascituro
Nessuno può obbligare la madre naturale a tenere il bambino. Ma neanche la madre naturale e nessun altro, hanno diritto di privare di questa esperienza della vita, il nascituro. La vita è una cosa importante, importantissima, nessun essere vivente può decidere per un essere che vivrà appieno di lì a meno di un anno. Decidere della vita altrui, presente o futura che sia, non è nella facoltà di nessuno. Pensate cosa sarebbe stato di voi, se fosse stato tra quelle 80.000 vite perse ogni anno. Gettato in rifiuti organici. Mi dispiace, ma il diritto all’aborto non è un diritto. È un sopruso violento contro chi non può difendersi. Negare il diritto alla vita, è una violenza inaudita contro chi non può ancora difendersi. Pensate che 80.000 vite l’anno sono la popolazione di una città.
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