Parliamo del metodo chiamato Montessori che si è progressivamente sviluppato a livello mondiale e la cattiva educazione dei figli. Si tratta di un metodo complessivamente sviluppato dalla stessa Montessori. Ma che nel dopoguerra è stato notevolmente influenzato dalla dottrina Cattolica. Parliamo di dottrina e non di scuola Cattolica. In quanto la scuola Cattolica ha contribuito in maniera determinante alla formazione scolastica in tutti i continenti. Ancora oggi la scuola Cattolica è in molti paesi fondamentale per l’istruzione basica dei bambini.
Qui stiamo parlando del metodo Montessori, delle lacune che ha dimostrato in uno specifico aspetto applicativo.
Cominciamo con il dire che la Montessori ha lasciato l’Italia all’inizio della Prima Guerra Mondiale. Per trasferirsi in Spagna, paese non belligerante. Da lì Iniziò un itinerario che la portò nel 1915 negli Stati Uniti e di lì a poco in Gran Bretagna. Per poi tornare in Italia a guerra finita.

Montessori molto più che pedagogista
La Montessori si è distinta anche in ambito sociale. Essendo una delle prime donne a porre in Italia il problema del voto femminile. Pertanto bisogna capire che Montessori non è stata solamente un pedagogista, ma anche un personaggio in ambito sociale e politico.
Infatti la sua iscrizione al partito fascista, non può essere declassificata a necessità. Ricordiamoci infatti che all’inizio della sua storia, il fascismo ebbe anche un ministro di cultura ebraica. Quindi parliamo di una idea politica complessiva, assolutamente differente da quella che portò alle leggi razziali italiane. Che possiamo considerare il momento più basso della storia dell’Italia.
Pertanto l’adesione della Montessori al partito fascista, insieme ad altri aspetti della sua attività sociale come le azioni per ottenere il voto alle donne, ne fanno un personaggio dai molteplici aspetti. Questo insieme non può che deporre a favore del personaggio in quanto tale.

Gli aspetti formativi del Metodo Montessori
Cominciamo con il dire che il metodo Montessori, cominciò un processo di formazione al bambino in età prescolare. Quindi un asilo che sia luogo di condivisione sociale attraverso l’interazione con gli altri bambini e allo stesso tempo di formazione. Ci si rese subito conto che con il metodo Montessori, un bambino già ai quattro o cinque anni apprendeva i fondamenti della lettura e della scrittura.
Un altro aspetto fondamentale, sviluppato dal metodo Montessori, è quello che non vi è una comunicazione a senso unico dall’educatore al bambino. Si cerca invece di stimolare l’individualità dell’alunno, per poterla dirigere verso i concetti formativi. Quindi una comunicazione a doppio senso tra educatore e bambino. Dando a quest’ultimo la possibilità di esprimersi.
Ricordiamo infatti un articolo storico del New York Times nel 1948, dove veniva criticata la comunicazione televisiva perché a senso unico in direzione dei telespettatori più piccoli e i possibili danni conseguenti.

Il Metodo Montessori e la cattiva educazione dei figli
Il Fascismo credette fortemente nel metodo Montessori. Ritenendo di doverne fare il punto di partenza per una scolarizzazione italiana innovativa. La storiografia successiva, ci vuole dire che l’idea era quella di effettuare propaganda grazie alla notorietà internazionale ottenuta dalla Montessori. Ma non è così. Ricordiamoci infatti che in quel momento al Ministero preposto, vi era Giovanni Gentile. Un personaggio che voleva una radicale accelerazione della scolarizzazione in Italia.
Venne creato un istituto appositamente progettato secondo i dettami della Montessori. Questi Istituto fu proprio assegnato alla stessa Montessori. Perché si potesse fare una sperimentazione concreta del metodo che appariva assolutamente innovativo. In effetti la storia ci dice che il metodo, nel suo complesso, consente una maggiore possibilità di auto discernimento dell’individuo. Ma in questa esperienza educativa, viene rilevato un aspetto che appare preoccupante per quelle che sono le gerarchie dei valori dell’individuo. Viene quindi deciso di chiudere l’istituto.

La visita della principessa
Facciamo un poco d’ordine negli eventi. Con un Reggio decreto del 5 febbraio 1928, venne creata questa scuola sperimentale diretta direttamente dalla Montessori. Scuola che prevedeva l’utilizzo di sole insegnanti. Nel 1933, cinque anni dopo, la Principessa Maria José visitò l’istituto che nel frattempo era stato aperto anche ai bambini della materna. Di questa visita troviamo cronaca nel bollettino dell’Opera Montessoriana: ” ciò che colpì la principessa – e lo disse alle insegnanti – fu l’estrema franchezza con la quale i bimbi la accolsero nella loro casa, quasi una sorella grande”.
Gli eventi di quella visita, misero sotto osservazione il metodo educativo Montessori. La lacuna appariva essere la mancanza di rispetto verso il prossimo, verso l’educatore e verso la gerarchia anche in termini sociali oltre che familiari. Senza dubbio in quest’ottica la presenza in Italia del Fascismo, non aiutò il metodo Montessori. Perché la mancanza di rispetto anche in termini gerarchici, non era ben vista nell’Italia Fascista. Nel 1936 chiuse l’Istituto.

Bisogna parlare ai giovani in un’ambito gerarchico che sia chiaro e non valicabile
Negli anni, e ancora attualmente, c’è stato spiegato che bisogna spiegare le cose all’alunno. Questo sicuramente va benissimo. Ma diciamo pure che le regole siano un muro che limita il diritto soggettivo dell’individuo. Affinché non si travalichi nel diritto soggettivo degli altri individui. Quando queste regole sono un muro talmente basso, da poter essere facilmente scavalcato, una parte degli alunni riterrà conveniente scavalcare questo muro.
La necessità sociale è quella di creare un muro della giusta altezza. Non un muro alto al punto da dover dubitare che la democrazia si sia trasformata in autocrazia. Ma abbastanza alto da capire che le regole vanno rispettate. La costruzione di questo muro, alle volte può passare anche attraverso il rimprovero oppure una sanzione che chiarisca lo svantaggio di oltrepassare il muro delle regole comuni. Perché il diritto soggettivo che ognuno di noi possiede è sacro e non valicabile.

Il Metodo Montessori e la cattiva educazione di parte delle nuove generazioni
La prima considerazione da fare, è che non tutti quanti si chiamano Montessori. Pertanto non tutti quanti possono avere quelle tecniche di comunicazione verso il minore, che gli consentono di gestire al meglio il metodo Montessori. Sia a scuola come in casa.
Vediamo infatti che è stata abbandonata definitivamente la concezione del sistema educativo gestito esclusivamente dalla donna. In quanto anche la figura maschile è di riferimento nel contesto educativo. Il minore ha bisogno di una figura femminile così come di una figura maschile. Perché queste figure hanno funzioni differenti, in differenti casi e anche in differenti momenti dell’evoluzione del futuro individuo.
Un altro aspetto fondamentale è che bisogna capire che le regole vanno rispettate. Bisogna educare, ma alle volte anche sanzionare. Bisogna ridare opportunità di esprimersi alla struttura educativa pubblica e privata. Con una chiara ripartizione delle competenze. La famiglia non intervenga lì dove è competenza della struttura educativa.

Il Metodo Montessori e la cattiva educazione: sanzionare energicamente la sopraffazione
Dobbiamo capire che è fondamentale sanzionare energicamente qualsiasi tentativo di sopraffazione altrui. L’aggregazione come branco deve essere immediatamente segnalata all’autorità disciplinare competente. Bisogna riprendere un atteggiamento di controllo della struttura sociale umana.
Appare incredibile che per risolvere problemi per esempio in un contesto abitativo come quello delle Vele di Scampia, si sia giunti alla decisione di eliminare strutture abitative assolutamente all’avanguardia, perché appariva la soluzione del problema. Quando una situazione diventa così ingovernabile, come quella avvenuta nelle Vele di Scampia, lo Stato e la famiglia non sono stati presenti nella formazione educativa degli individui che ne rappresentano l’evoluzione.
Dobbiamo piuttosto parlare di involuzione. Esistono delle regole e le regole vanno rispettate. Le regole iniziano dall’inizio della nostra vita. Vanno spiegate e fatte capire a ogni individuo che stiamo formando. Ma non se non vengono capite deve intervenire la sanzione, perché non debbano in futuro intervenire sanzioni radicali come la privazione della libertà.
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