Iran pena di morte senza controllo

In Iran si sta assistendo a un’escalation allarmante nell’applicazione della pena di morte, raggiungendo numeri che superano ogni record degli ultimi anni. Secondo organizzazioni per i diritti umani, sono state verificate oltre 900 esecuzioni capitali nell’ultimo anno solare, ma il numero reale, secondo molte fonti, potrebbe facilmente superare le mille. Un dato sconvolgente, che riflette una politica repressiva sempre più brutale e indiscriminata.

Ma vi siete mai chiesti per quali motivi si può essere condannati a morte in Iran? Le cause sono molteplici e spesso sconcertanti. Tra queste rientrano reati come l’adulterio, l’omosessualità, o addirittura atti intimi tra uomini che non implicano un rapporto sessuale vero e proprio, ma che vengono considerati “comportamenti erotici” se ripetuti fino a quattro volte. Anche i reati legati alla prostituzione e la cosiddetta blasfemia – cioè l’espressione di opinioni critiche verso la religione ufficiale – possono comportare la pena capitale.

Una delle realtà più inquietanti, però, riguarda l’età minima per subire un’esecuzione. Secondo la legge iraniana, i ragazzi possono essere messi a morte a partire dai 15 anni, e le ragazze addirittura dai 9 anni compiuti. Sì, avete letto bene: una bambina di nove anni, secondo il sistema giudiziario della Repubblica Islamica, può essere giustiziata per reati che nel resto del mondo non porterebbero nemmeno a una condanna penale, figurarsi alla pena capitale. Questo non è solo disumano, è una violazione gravissima di ogni norma internazionale sui diritti dell’infanzia.

Pericolosità internazionale

Ma le preoccupazioni nei confronti dell’Iran non si fermano alla questione interna dei diritti umani. Teheran è da tempo attivamente coinvolta in scenari di instabilità internazionale, fornendo armi e supporto militare a vari gruppi in conflitto. Arma la Russia nel contesto della guerra in Ucraina, invia equipaggiamenti militari agli Houthi nello Yemen e sostiene Hamas con i missili nella Striscia di Gaza. In tutti questi casi, il ruolo dell’Iran contribuisce a prolungare i conflitti e ad aumentare il numero di vittime civili.

Tutto questo porta a una riflessione: è accettabile che la comunità internazionale continui a chiudere un occhio davanti a un regime che uccide bambini, perseguita le minoranze, sopprime le libertà fondamentali e destabilizza intere regioni con il traffico di armi e l’appoggio a organizzazioni armate? L’Iran, per molti versi, sembra essersi trasformato in un vero e proprio nido di serpi velenose. È giunto il momento di agire concretamente e con determinazione per fermare queste atrocità.
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